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           L'uovo rappresenta la Pasqua nel mondo intero: c'è quello dipinto, intagliato, , di terracotta, di carta pesta e di cioccolato.

  Ma mentre le uova di cartone o di cioccolato sono di origine recente, quelle vere, colorate o dorate hanno un'origine radicata nel lontano passato.

  Le uova, infatti, forse per la loro forma e sostanza molto particolare, hanno sempre rivestito un ruolo unico, quello del simbolo della vita in sé, ma anche del mistero, quasi della sacralità.

  Già al tempo del paganesimo in alcune credenze, il Cielo e la Terra erano ritenuti due metà dello stesso uovo, e le uova erano il simbolo del ritorno della vita.

  Gli uccelli infatti si preparavano il nido e vi deponevano le uova: a quel punto tutti sapevano che l'inverno ed il freddo erano ormai passati.

  I Greci, i Cinesi ed i Persiani se li scambiavano come dono per le feste Primaverili quale simbolo della fertilità e dell’eterno ritorno della vita, così come nell'antico Egitto le uova decorate erano scambiate all'equinozio di primavera, data di inizio del "nuovo anno", quando ancora l'anno si basava sulle le stagioni.

  L'uovo era visto come simbolo di fertilità e quasi magia, a causa dell'allora inspiegabile nascita di un essere vivente da un oggetto così particolare.

  Gli antichi romani usavano dire: "Omne vivum ex ovo" (Qualunque essere vivente deriva dall'uovo). Le uova venivano pertanto considerate oggetti dai poteri speciali ed erano interrate sotto le fondamenta degli edifici per tenere lontano il male, seppellite nei campi, per propiziarsi un buon raccolto, portate in grembo dalle donne in cinta per scoprire il sesso del nascituro e le spose vi passavano sopra prima di entrare nella loro nuova casa.

  C'è anche da dire che l'uomo antico credeva che, cibandosi di un animale divino, potesse rendersi partecipe di quella divinità e acquisire almeno un po' degli stessi poteri.

  Con l’avvento del Cristianesimo, molti riti pagani vennero recepiti dalla nuova religione.

  La stessa festività pasquale, d’altro canto, risente di lontani influssi: cade, infatti, tra il 22 marzo e il 25 aprile, ovvero nella prima domenica successiva al plenilunio che segue l’equinozio di primavera. La Pasqua, insomma, si festeggia proprio nel giorno in cui si compie il passaggio dalla stagione del riposo dei campi a quella della nuova semina e quindi della nuova vita per la natura.

  Quindi le uova, associate alla primavera per secoli, divennero simbolo della rinascita non della natura ma dell'uomo stesso, della resurrezione del Cristo: come un pulcino esce dell'uovo, oggetto a prima vista inerte, Cristo uscì vivo dalla sua tomba.

  L'uso di colorare le uova si è mantenuto nel tempo ed alcune leggende lo hanno legato alla figura di Cristo risorto: Maria Maddalena era una delle donne che erano andate al sepolcro di Gesù, ma l'aveva trovato vuoto. Allora corse alla casa nella quale si trovavano i discepoli, entrò tutta trafelata ed annunciò la straordinaria notizia. Pietro, uno dei discepoli, la guardò incredulo e disse: "Crederò a quello che dici solo se le uova contenute in quel cestello diverranno rosse."

  E subito le uova si colorarono di un rosso intenso!

  Un'altra leggenda fa risalire la tradizione a Luigi VII di Francia, ai tempi del ritorno dalla Seconda Crociata: un abate parigino accolse il sovrano con un dono di centinaia di uova, troppe anche per il cortigiano più ingordo. Fu così che Luigi VII pensò di farle dipingere e distribuirle ai suoi sudditi.

  Nel Medioevo la colorazione delle uova di Pasqua serviva per distinguere quelle “normali” da quelle benedette”. Anche per regalarle ci si atteneva a regole ben precise: i padrini le donavano a coppie di due o di quattro ai propri figliocci, mentre toccavano in numero dispari (sei), agli inservienti.

  Nei libri contabili di Edoardo I di Inghilterra risulta una spesa per 450 uova rivestite d'oro e decorate da donare come regalo di Pasqua e nel 1400, in Spagna in occasione delle nozze dell'Infanta Margherita, vennero distribuite le prime uova artificiali.

  Agli inizi del 1500, Francesco I ricevette in regalo un guscio d'uovo che conteneva una piccolissima incisione in legno raffigurante la Passione,probabilmente la prima sorpresa della storia...

  In Francia, alla corte di Versailles, con Luigi XIV, il Re Sole, gli speziali e i cuochi di corte prepararono un uovo, tradizionale dono di buon auspicio, con una sostanza costosa e misteriosa introdotta in Spagna da Cristoforo Colombo nel 1502 di ritorno dalle Americhe: nacque così il primo uovo di Pasqua di cioccolato.

  Ma le uova più famose furono indubbiamente quelle di un maestro orafo, Peter Carl Fabergé, che nel 1883 ricevette dallo zar Alessandro, la commissione per la creazione di un dono speciale per la zarina Maria Federovna.

  Il primo Fabergé fu un uovo di platino smaltato bianco che si apriva per rivelare un uovo d'oro che a sua volta conteneva una piccola chioccia d'oro ed una miniatura in diamante della corona imperiale, il quale celava un rubino tagliato a forma d'uovo.

  Gli zar ne furono così entusiasti che ordinarono a Fabergé di preparare tutta una serie di uova da donare tutti gli anni.

  E la tradizione continuò anche con lo zar Nicola II, figlio di Alessandro, fino ad un totale di 57 uova.

  Ma come si fa l’uovo di cioccolato?

  Il cacao veniva usato per preparare una bevanda tonificante e stimolante, molto diffusa tra gli aztechi con il nome di “brodo indico”. Dopo la scoperta dell’America Cristoforo Colombo la portò in Spagna ma, a causa del suo gusto amaro, non ebbe successo finché nel 1700 non gli venne aggiunto lo zucchero.

  Il cioccolato, mantenuto fuso in grossi contenitori con intercapedini contenenti acqua calda, viene distribuito in stampi ovali. Gli stampi sono montati su un macchinario dotato di lunghe braccia che girano a 360º facendo contemporaneamente girare su se stesso l’uovo.

  Così, per effetto della forza centrifuga, il cioccolato si spande sulle pareti degli stampi prendendo l’inconfondibile forma ovale.

  Ancora molto morbido, praticamente allo stato semisolido, l’uovo viene aperto per inserirvi la sorpresa e inviato a un altro reparto di produzione, per essere raffreddato e quindi solidificato.

  A questo punto il prodotto per essere confezionato.

  E' consuetudine nel periodo pasquale regalare la colomba, un dolce tipico che ha origini in Lombardia la cui forma ricorda quella di una colomba con ali distese.

  La colomba richiama all'episodio del diluvio universale descritto nella Genesi, allorché ritornò da Noètenendo nel becco un ramoscello di ulivo, un messaggio di pace: il castigo divino concluso, le acque del diluvio si stanno ritirando, inizia un'epoca nuova per l'umanità intera.

  La colomba diventa quindi simbolo della pace.

  La pasqualina, regina delle torte salate, viene prepara tirando 33 sfoglie, quanti sono gli anni di Cristo

  Tra i diversi richiami pasquali che fanno bella mostra di sé nelle vetrine dei negozi compare anche un simpatico coniglietto che porta delle uova. La sua presenza non è casuale ma si richiama alla lepre che sin dai primi tempi del cristianesimo era presa a simbolo di Cristo. Inoltre, la lepre, con la caratteristica del suo manto che cambia colore secondo la stagione, venne indicata da Sant’ Ambrogio come simbolo della risurrezione.

 

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