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           La loro storia è avvolta nel mistero: si dice che probabilmente non fossero nemmeno re, ma nobili molto ricchi che studiavano le stelle. Neppure si conosce da quale paese d'Oriente venissero esattamente; giunti a Gerusalemme chiesero a Erode informazioni per trovare il bambino predestinato a essere re dei giudei.

  Erode sostenne di non sapere dove fosse, ma chiese loro di tornare se l'avessero trovato.

  Avvertiti in sogno delle cattive intenzioni del re i tre, dopo aver adorato Gesù Bambino, fecero ritorno ai loro paesi senza tornare da Erode. Secondo un vangelo apocrifo i loro nomi erano Gaspare, Melchiorre e Baldassarre e fu Papa Leone Magno che ne fissò il numero a tre. Il numero tre permette di identificare i Magi con le tre razze in cui si divide l'umanità e che discendono, secondo l'Antico Testamento, dai figli di Noè.

  Gaspare, Signore dell'Armenia, lasciò l'intero potere a suo fratello per andare a cercare Gesù. Era un giovanotto rude, discendente di Cam, uno dei figli di Noè.

  Baldassarre, nobile arabo del deserto, era giovane e di carnagione scura, e discendeva da Jafet, un altro figlio di Noè.

  Melchiorre era in realtà il soprannome del maharaja indiano Ram, che pure lasciò il potere a suo fratello per partire verso Gerusalemme. Il soprannome gli deriva dalla frase che pronunciò inchinandosi davanti a Gesù Bambino: 'Cham el chior' (ho visto Dio). Era anziano, con i capelli bianchi e la barba lunga e discendeva da Sem, figlio di Noè. I Magi portarono a Gesù Bambino tre doni che simboleggiano la sua duplice natura di essere umano e di figlio di Dio: l'oro, il dono riservato ai re, l'incenso, usato per adorare l'altare di Dio, e la mirra, il balsamo per i defunti. Morirono in Persia, martiri della fede e i loro corpi furono sepolti a Costantinopoli.

  I milanesi per secoli chiamarono i tre Re Magi Eleuterio, Rustico e Dionigio.

  Una leggenda racconta che le loro reliquie furono custodite nella basilica di Sant'Eustorgio dal IV al XII secolo. Fu Eustorgio a riceverle in dono dall'imperatore Costantino nel 325, quando si recò nella capitale dell'impero d'Oriente per ricevere la consacrazione a Vescovo di Milano.

  Le spoglie furono trasportate fino a Milano in un sarcofago molto pesante, lo stesso che ancora oggi vediamo nella basilica di Sant’Eustorgio con la scritta "Sepulchrum Trium Magorum".

  Quando i viandanti arrivarono in città, la fatica rese impossibile trasportare oltre Porta Ticinese il pesantissimo sarcofago; allora Eustorgio, saggiamente, ordinò che in quel luogo venisse costruita la basilica dei Re Magi, dove vennero deposte le sacre reliquie.

  Lì rimasero fino al XII secolo, finché non furono rubate.

  Era il giorno il 10 giugno 1164, dopo la famigerata distruzione della città ordinata da Federico Barbarossa.

  Le spoglie trafugate furono portate a Colonia e deposte con grande solennità in un'urna d'argento intarsiata, nella chiesa di San Pietro. Ma i Milanesi non si rassegnarono mai alla perdita del sacro tesoro, tanto più che consideravano le ossa dei Magi miracolose contro i mali e i sortilegi.

  Fu Ludovico il Moro a chiederne per primo la restituzione nel 1494, e coinvolse nell'impresa anche Papa Alessandro VI, senza però ottenere nulla; neppure re Filippo di Spagna, Pio IV, Gregorio XIII e Federico Borromeo riuscirono ad avere soddisfazione.

  Solo il Cardinal Ferrari, nel 1903, riuscì ad ottenere in restituzione qualche ossicino, che tuttora è custodito dentro un piccolo scrigno, posto in una cavità della parete, sopra l'altare dei Magi nella basilica di Sant’Eustorgio.

 

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