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      Giovanni Barni detto Nino era nato a Seguro il 21 giugno 1898, figlio del cavaliere Gaetano, uno dei grandi proprietari del paese che fu, per molti anni, sindaco e podestà di Settimo Milanese.

  Frequentò le scuole elementari in paese con il fratello Gino e in seguito ottenne la maturità classica al liceo Berchet. Durante la prima guerra mondiale fu al fronte come ufficiale di complemento dei granatieri e dopo la guerra si laureò in legge. Esercitò la professione fino al 1940, anno in cui l’Italia entrò in guerra a fianco della Germania hitleriana; fu in Libia come capitano dei granatieri ma, ammalatosi, fu rimpatriato.

  Era in Italia l’8 settembre 1943: l’avvocato Nino Barni aderì alla Resistenza entrando in Giustizia e Libertà, un gruppo partigiano costituito soprattutto da intellettuali e professionisti di principi liberali, e ne divenne dirigente. La sua attività venne tuttavia scoperta: arrestato dalle SS nel suo studio milanese, venne rinchiuso a San Vittore e in seguito trasferito nel campo di Fossoli, dove sfuggì al grande massacro di 68 prigionieri del 12 luglio 1944; il 21 luglio venne trasferito al campo di Bolzano e il 5 agosto, con il trasporto nº 73, fu caricato su un treno merci in direzione Mauthausen. Al lager austriaco arrivò due giorni dopo, il 7 agosto 1944, e venne immatricolato col numero 82270.

  Fu costretto ai lavori forzati nella cava di pietre e, successivamente, a Gusen, nello scavo per la creazione di gallerie sotterranee per l’installazione di fabbriche belliche tedesche. Malato e debilitato il 27 marzo 1945 (a poco più di un mese dalla liberazione di Mauthausen) con la scusa di inviarlo all’ospedale, venne caricato su di un autoambulanza e ucciso col gas.

  A lui è intitolata la strada che da via Edison porta in Seguro.

 

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