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       Il viandante che dalla cascina Gallarata percorreva l’odierna via Stephenson per raggiungere Seguro si sarebbe trovato, all’ingresso del paese, una colonna sormontata da una croce in ferro.

  La strada era di terra battuta, quindi possiamo immaginare come si riducesse in inverno; alzando lo sguardo, a sinistra c’era (e c’èancora) la Madonnina, mentre più avanti l’enfilade dei muri perimetrali delle antiche ville Del Frate e Mainoni – Sessa accompagnava alla piazza.

  Tutto è rimasto uguale, tranne l’asfalto e la scomparsa della crocetta.

  Quale fu l’origine di questo manufatto?

  E quale è stata la sua fine?

  L’origine delle crocette è assai antica e collegata alladevozione popolare: altarini, tabernacoli, croci di vario tipo venivano poste in campagna perché vegliassero sui campi, proteggendoli dai pericoli prodotti dalla natura e magari anche dagli uomini.

  Se ne trovano anche nelle piazze dei paesi e il loro scopo è il medesimo: è il caso della crocetta dipiazza Tre Martiri a Settimo.

  L’uso di erigere questi segni di fede e di sacralizzazione del paesaggio venne incentivato da Carlo Borromeo, che ne riempì Milano nell’ambito del suo progetto di “città rituale”.

  Attorno a quelle croci, infatti, si celebravano riti sacri, soprattutto in occasione delle epidemie, quando la popolazione, impossibilitata a raggiungere le chiese, poteva assistere alle funzioni celebrate sotto di esse.

  La crocetta in piazza a Settimo porta incisa sul piedistallo la data 1737, ma allo stato attuale delle ricerche non se ne sa granché.

  Per quanto riguarda la crocetta di via Stephenson è possibile articolare un’ipotesi che esce, con vera sorpresa, dalla lettura del libro cassa della chiesa di Seguro per gli anni 1680 – 1749.

  Il 2 Giugno 1721 il tesoriere Giuseppe Galimberti (tesoriere della confraternita; di per sè, era un massaro), saldava un conto che fa al caso nostro: il pagamento del piccapietre che aveva sistemato “la Croce in cimiterio”.

  Il basamento, annotava il Galimberti, era stato donato dal conte Costanzo d’Adda, mentre la colonna e la croce, rispettivamente, erano state offerte dal signor Gerolamo del Frate e dal conte Giacomo Simonetta.

  Il cimiterio di cui parla il Galimberti non è quello attuale.

  Fino a metà Settecento infatti il cimitero era tutto attorno alla chiesa, dove oggi c’è la piazza e la via Barni.

  Non stupisce, perciò, l’innalzamento inesso di una croce monumentale.

  Come mai scomparve da quel luogo?

  Pochi anni dopo, nel 1754 – 1755, la vecchia chiesa di San Giorgio venne ricostruita nelle forme attuali e tutto quello che c’era nelle immediate vicinanze venne inglobato in essa. La croce può essere stata spostata nel punto in cui la mostrano le antiche cartoline di Seguro, lungo la strada per la Gallarata, adempiendo anche ad un’altra funzione: permettere alle processioni di girarci attorno quando erano arrivate all’allora confine meridionale dell’abitato.

  L’edificazione della casa sull’angolo via Stephenson – via IV Novembre (1929) e l’aumento del traffico automobilistico (fino a pochi anni fa via Stephenson era a doppio senso) imposero di smantellarla.

  Stando ai ricordi di quelli che, appunto, abitano “a la crùs”, erano gli anni Sessanta.

  Alcuni dicono che per qualche anno la colonna sia stata adoperata come burlùn, cioè rullo per il lavoro nei campi; poi più nulla.

  La pubblicazione di queste note sul periodico comunale, sollecitate da un lettore, ha permesso di raccogliere qualche piccola informazione in più, ma l’auspicio è di recuperare, ove possibile, l’intero manufatto.

  Tra l’altro, il 5 Dicembre 2004 correrà il quarto centenario della costituzione della parrocchia di Seguro, mentre è in corso l’iter per la costruzione del nuovo centro parrocchiale.

  Perchè non festeggiare questi eventi con la restituzione alla comunità di questo segno della cultura e della fede dei suoi avi?


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